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l'ago | 233 |
tega, sentendo canterellare il sarto, fermò il cavallo:
— Che canterellate, buon uomo?
— Il mal tempo se n’è andato,
Il bel tempo è già arrivato.
Zun! Zun! Zun! —
Il Reuccio intanto teneva fissi gli occhi su la ragazza. Il sarto, che non sapeva chi egli fosse, lo sgridò:
— Eh, amico! Che guardate?
— Guardo vostra figlia, che è più bella del sole.
— Se fosse più bella del sole, rimarreste accecato.
— Ahi! Ahi! —
Il Reuccio portò le mani agli occhi; a quelle parole del sarto gli occhi gli s’erano seccati.
Lo scudiero condusse per mano il Reuccio cieco a palazzo, e raccontò quello ch’era accaduto.
Il Re e la Regina montarono in furore contro il sarto:
— Vecchio stregone! Arrestatelo e conducetelo qui. —