Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
l'ago | 231 |
E gli avventori tornarono ad affluire alla botteguccla del sarto. Sul banco c’era sempre una montagna di vestiti vecchi, così stracciati che neppure il cenciaiolo li avrebbe voluti. Il sarto se ne stava tutta la giornata seduto davanti la porta con le mani in mano canterellando:
— Il mal tempo se n’è andato,
Il bel tempo è già arrivato.
Zun! Zun! Zun! —
— Sarto, e il lavoro chi lo fa?
— Lo faccio io.
— Stando con le mani in mano?
— Stando con le mani in mano. —
Verso sera gli avventori tornavano e trovavano tutto bell’e allestito. Le raccomodature erano fatte così bene, che quei vestiti vecchi parevano quasi nuovi.
— Sarto, e il lavoro chi l’ha fatto?
— L’ho fatto io.
— Stando con le mani in mano?
— Stando con le mani in mano. —
Un giorno il Reuccio, passando a cavallo insieme con uno scudiero davanti la bottega del sarto, vide la ragazza che stava a sedere accanto al padre, e rimase incantato di quella bellezza.