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214 | il raccontafiabe |
— Sono miei. Uno lo regalo, l’altro lo do per nulla. —
E se ne tornò al mulino coi corni sotto il braccio.
La gente che andava a macinare, vedendo le ragazze, domandava:
— Compare, quando le maritate queste figliuole?
— Quando ci sarà chi le vuole.
— E che dote gli date?
— Quei due corni; uno a Rota, l’altro a Tramoggia.
— Furbo siete, mugnaio! I corni vanno a paio.
— Di corni come questi, con uno ce n’è d’avanzo. Chi non lo crede, suo danno. —
Il Re aveva ripensato la risposta del mugnaio: — Intendo i corni dell’abbondanza; — e s’era pentito di averglieli lasciati riprendere. Mandò il garzone:
— Sua Maestà rivuole i contentini.
— Gli ho dati in dote alle figliuole. Chi vuol possedere uno di quei corni, dee prima sposare una di esse. —
Il garzone riferì la risposta. Il Re ci ripensò su:
— Se fosse davvero il corno dell’abbondanza? —