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la Reginotta chiusa col catenaccio dentro la grotta.

— Ah, gattino mio! Che mala sorte c’è toccata!

Sul far dell’alba, i ladri tornavano carichi di preda; argento, oro, pietre preziose. E il capo faceva le parti.

— A te questo! A te quello! A te questa moneta, perchè ci hai preparato un buon desinare! —

Ma non era la moneta che la Reginotta cercava. Infatti il gattino stava zitto.

— Ah, gattino mio! Che mala sorte c’è toccata!

Intanto alla Reginotta erano cresciuti i capelli, e non sapeva più come nasconderli. Il capo dei ladri se n’accorse:

— Chi sei? Tu sei una donna! —

La povera Reginotta si sentì morire; e piangendo, disse:

— Sono la figlia del Re.

— Allora ti prendo per moglie. Sono Re anch’io; Re dei ladri! Ci sposeremo domani. Giusto la notte che viene andiamo a rubare in casa del Re. Ruberemo la corona e il manto reale. —

La sera i ladri andarono via e lasciarono