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il gattino di gesso 201

— Non sono un ladro! Per quella moneta ve ne do dieci! Sentite. —

E raccontò la sua storia.

I due vecchi ebbero pietà di lei. Infatti avevano davvero una moneta d’oro; gliel’avea mandata il loro figliuolo. Presero in cambio le dieci monete e le diedero quella.

Il gattino crollava il capo e gridava: Meo! Meo! Pareva che gongolasse di allegrezza.

Si sparse la voce che c’era un figurinaio, il quale dava dieci monete d’oro contro una. La gente le andava incontro con le monete in mano per fare quel buon guadagno. Ma il gattino stava zitto.

Cammina, cammina, la Reginotta arrivò un giorno davanti un’osteria. Parecchi avventori giocavano a un tavolino. Si fermò per prendere un boccone e si mise a guardare.

Tutt’a un tratto, ecco il gattino:

— Meo! Meo! Meo!

— Buona gente, voi avete una moneta d’oro. Se me la date, ve ne do dieci e d’oro anch’esse.

— Fa’ vedere. —

La Reginotta cavò fuori le monete. Quei mascalzoni le si gittarono addosso, gliele fanno cascare per terra, si azzuffano, le ghermiscono e fuggono via.