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— Dunque vuol sposarmi lui! — disse la Reginotta. — Qui ci deve essere un incanto. Gattini di gesso e che gridino non se n’è mai visti finora. —

Quando fu giorno, andò dal padre:

— Maestà, il mio matrimonio col Reuccio non può andare. Mi vuole il gattino, e il gattino mi avrà. —

Il Re la credette impazzita. La Reginotta, senza scomporsi, gli spiegò la cosa:

— Maestà, qui c’è un incanto. —

Chiamarono un Mago.

— È proprio così. Quel gattino è un Reuccio. Se l’incanto non vien disfatto, la Reginotta è perduta. —

Figuriamoci la costernazione del Re e di tutta la corte!

— Come disfarlo?!

— Bisogna recuperare le tre monete d’oro date da vostra Maestà al figurinaio.

Dove andare a pescarle? Colui doveva averle già spese. Chi sa per che mani passavano in quel momento. E poi, come riconoscerle fra le altre monete d’oro fatte con l’istesso conio?

— Le riconoscerà il gattino. —

Il Re fece un bando:

— Chi possiede monete d’oro, deve trovarsi