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148 | il raccontafiabe |
e non la trova neppure. Era in gran pensiero. Verso l’alba, eccola che rientra.
— Dove sei stata?
— A prendere un po’ d’aria. —
La guardò in faccia; aveva le labbra sporche di sangue:
— Che hai mangiato?
— Agnellini, caprettini che parevano bambini. Non mi son pulita la bocca. —
Per quella volta non ci fece caso. Intanto sua moglie lo aizzava sempre contro il fratello traditore.
— Se tu fossi Re, io sarei Regina!
— Sei meglio che Regina. Non ti manca nulla.
— Se tu fossi Re, io sarei Regina! Dovresti andare a ammazzare tuo fratello com’egli tentò di ammazzar te.
— E se non riesco?
— Con l’anello di mio padre si riesce a tutto! Dovresti vendicarti. Se tu fossi Re, io sarei Regina!
— Picchia oggi, picchia domani, il Reuccio cominciò a pensare sul serio alla vendetta contro il fratello. Lo tratteneva soltanto l’amore dei figliuoli. Ne aveva già cinque e un altro era per la via. Se lui moriva in quell’impresa,