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mastro acconcia-e-guasta | 127 |
— Che legno è questo, mastro Acconcia‐e‐guasta!
— Legno‐ricotta.
— Allora perchè non ve lo mangiate?
— La ricotta non mi piace.
— Non ce la date a intendere, mastro Acconcia‐e‐guasta! —
Egli alzava le spalle e tirava su una presa di tabacco:
— Lasciatemi in pace. —
La cosa giunse fino all’orecchio del Re:
— Ah! dice: Ho la bocca come lui? —
E ordinò che a mastro Acconcia‐e‐guasta i venditori dessero la peggiore roba che avevano, pena la vita.
Quella mattina, mastro Acconcia‐e‐guasta dovette rassegnarsi a portar via certa carnaccia che non l’avrebbero voluta neppure i cani; pesce guasto, formaggio inverminito, frutta mézza.
— Siete contento, mastro Acconcia‐e‐guasta?
— Se son contento io, non saran contenti gli altri.
— Perchè?
— Perchè sì. —
Il Re dava un pranzo al Ministri e al dignitari di corte.