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questo prodigio di Trottolina che cresceva, e purchè il Reuccio non tornasse ad ammalarsi, acconsentirono che la sposasse. Tanto era un matrimonio per chiasso.

Pei primi giorni passò. Il Reuccio faceva girare la trottola, e Trottolina parlava. La trottola girava per dei quarti d’ora, senza fermarsi; correva di qua e di là, e il Reuccio le correva dietro:

— Fermati, Trottolina! —

Trottolina si fermava, ma allora non parlava più. Girando girando, sembrava proprio viva. Fermata, era una bambola di legno e niente altro.

Gli venne a noia. La buttò in un angolo della camera e non la cercò più.

La notte, sentiva un lamento:

— Ah, Reuccio, Reuccio, come m’hai abbandonata! —

Saltava da letto, credendo che Trottolina fosse già diventata persona viva: andava a guardarla; niente. Trottolina era tuttora di legno e stava appoggiata contro il muro in quell’angolo dove l’aveva buttata.

Ogni notte però quel lamento:

— Ah, Reuccio, Reuccio, come m’hai abbandonata! —