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112 | il raccontafiabe |
— Tu hai promesso di fare al Reuccio una trottolina che parla, e bisogna che parli. Se domani non gli porti la trottolina parlante, guai a te! —
Il tornitore andò via più morto che vivo.
— Ah! Poverino a me! Come fare una trottolina che parli davvero? —
Quella notte non chiuse occhio, piangendo e lamentandosi: Poverino a me! La mattina venne un servo del palazzo reale:
— Sua Maestà vuole la trottolina che parla. —
A un tratto il tornitore ebbe un’idea; e tutto allegro andò dal Re:
— Maestà, la trottolina l’ho fatta io; ma la lingua gliel’ha fatta il fabbro ferraio; se la trottolina non parla, è colpa sua.
Il Re si capacitò.
— Aspetta lì; mandiamo a chiamare il fabbro ferraio.
E il fabbro ferraio venne:
— Maestà, che comanda?
— La trottolina del Reuccio dovrebbe parlare; il tornitore l’ha fatta e tu gli hai messo la lingua di ferro; gliel’hai messa male. Se domani non mi riporti la trottolina parlante, guai a te!