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rosso, che mandava un odore di paradiso. Lo ripulì, gli riaggiustò le foglioline e se lo mise in petto. Tornata a casa, lo ripose in un vasetto con l’acqua, su un tavolino della sua camera, e di tanto in tanto andava a osservarlo. In quel vasetto con l’acqua il fiorellino parve risuscitato, e riempiva la camera del suo profumo.

Quando la sorella la sgridava: — Zoppina! zoppinaccia... zoppaccia del diavolo! — ella, senza sapere perché, andava a guardare il fiorellino, e si sentiva consolata.

Verso mezzanotte, entrata in letto, la poverina s’era messa a piangere:

— Nonnina mia, nonnina mia, pensateci voi per me! —

E sentì una voce flebile flebile, dolce dolce, che diceva:

— Ci penserò io! ci penserò io! —

Ebbe paura e accese il lume. Nella camera non c’era nessuno: nè quella era la voce della sua nonna.

— Mi sarà parso! —

Spense il lume e si addormentò.

Così più notti di séguito; ella però oramai più non provava paura a quella voce flebile flebile, dolce dolce, che pareva venisse da lon-