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— Paolo! — disse la signora Marulli, con un’occhiataccia per rammentargli di mostrare più contegno.
Ella era contegnosissima, indispettita contro quel parente che aveva preferito Giacinta.
— Perchè poi?
Non trovava una spiegazione; e se n’indispettiva maggiormente.
Andrea, intanto che gli ultimi rimasti andavano via, si avvicinò a Giacinta che veniva, ancora un po’ sbalordita, verso di lui.
— Ah, io non mi rallegro! — le disse.
— Perchè? — rispose Giacinta che non aveva compreso.
— Ora sei troppo ricca...
— Tanto meglio!
— Chi lo sa?
— Dubiti di me?
— No! — soggiunse Andrea, titubante.
— Dunque?
Dopo qualche mese egli non dubitava più.
Dinanzi alle persone si trattavano con la loro solita riserbatezza. Ma Andrea, riprendendo nell’anticamera il cappello, prima di metterselo in capo, ne tastava ogni sera la fodera se mai non vi fosse un biglietto o una letterina di Giacinta. Ella, dalla stretta di mano che Andrea le dava arrivando in salotto, era avvertita che, al noto posto, il tavolino dell’altra stanza già nascondeva o da lì a poco, avrebbe nascosto qualcosa per lei.
Quel giuoco al segreto li divertiva.
Le sere che intrattenevansi un po’ più del consueto, in disparte, Giacinta lo avvertiva:
— Ora lasciami.