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— La Madonna le avrebbe fatta la grazia!... L’avrebbe consolata!

No, non la consolava, non le faceva la grazia!

Il suo cuore di donna si rivoltava alla possibilità di quell’insulto; si rivoltava anzi peggio, dopo che non riusciva a comprendere in che modo Dio, che doveva essere giusto, potesse vederla sottomettere a quella terribile prova.

Il confessore le aveva detto:

— Tornate appena vi sentirete più forte.

Ed era tornata, quantunque non si sentisse più forte. In quella chiesa piccola e buia, aspettando ginocchioni che il prete entrasse nel confessionario, provava la sensazione indefinita di un agghiacciamento, più che del corpo, dell’anima, di un mutismo scoraggiante, di una repulsione che le pioveva sul cuore dalle pareti, dalle colonne, dagli altari delle cappelle dove guizzava la fiammella di una lampada sul punto di spegnersi... Così agonizzava la sua speranza!

— E la rassegnazione è venuta? — le domandò il prete.

— No padre!

— Chiedetela con più insistenza, con maggior fede. Quando meno ve l’aspettate, verrà.

Questa volta il confessore parlò a lungo, senza domandarle altro. E intanto che con voce tremula ragionava delle ineffabili consolazioni del Cristo in tutte le condizioni della vita, per le anime afflitte e sincere; intanto che le metteva sotto gli occhi, perchè non le ignorasse, tutte le difficoltà della vita religiosa per chi non vi era chiamato da irresistibile vocazione, una cupa irritazione gonfiava il cuore di Giacinta.

— Come?... Era tutto?... — Invece di incoraggiarla,