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— ... Ma io non posso, non debbo amare!...

— Non ha forse un cuore?

— Oh sì, pur troppo!... per patire — aveva soggiunto, accigliandosi.

Andrea, con le braccia appoggiate sulla ringhiera della terrazza, ora guardava lei, ora giù nella piazzetta deserta, imbarazzato.

— Per patire? — si decise a domandarle, dopo alcuni minuti di silenzio.

— Mi crede forse felice?

Gerace non fiatò.

Chi mai poteva supporre che quella ragazza soffrisse?

— Senta, signor Andrea, — rispose Giacinta — Lei mi vuol bene sinceramente; certe cose non mi sfuggono. A lei dirò dunque quel che non ho detto a nessuno: mi dimentichi!... Il mio cuore non può corrispondere al suo; deve restare un cuor chiuso.

— A questa età?

— Oh, l’età non conta nulla! Si può essere vecchi anche a diciott’anni... Appunto perchè credo che mi voglia bene davvero, io le dico: mi dimentichi!... Non scuota il capo così... Mi fa male. E accetti la mia confessione come una gran prova di amicizia.

— Se ha già qualche impegno...

— Nessuno. Ho serrato l’uscio del mio cuore e ne ho buttato la chiave in fondo al mare: ripescarla è impossibile.

E sorrideva forzatamente.

— È da credere? — disse Andrea.

— Vuol proprio angustiarmi? Parlo sul serio.

Andrea rimaneva incerto. Vedeva Giacinta sotto un aspetto nuovo e inatteso, con quella profonda tristezza così meravigliosamente dissimulata a tutti