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intendere?... Son forse queste le lezioni apprese in collegio?
— Il collegio ci rende quali ci ricevette! — rispose Giacinta.
— Sei un’ingrataccia!
— No, mamma.
— Un’ingrataccia!... — replicò la signora Teresa. — Ma, bada, ve’! È bene che tu lo sappia: a me i romanzetti non garbano punto. So come troncarli: tientelo per detto.
— Se tu credi che io abbia dei romanzi pel capo!
— Che significa dunque quel: lasciami libera?
— Te lo spiegherei, se tu fossi più calma.
— Sono calma, calmissima; ci vuol altro per agitarmi. Che significa dunque?...
E aspettava la risposta mordendosi il mignolo, col gomito appoggiato sull’altro braccio piegato sotto il seno, scotendo irrequietamente un piede...
Giacinta esitava.
— Significa — poi disse — che l’avvenire è ancora lontano...; che, per ora, nè io nè te dobbiamo... legarci le mani. Credimi, ho in orrore la società, benchè la conosca assai poco... Non darti pensiero di me... Se dovrò prender marito, non prenderò che una persona di mia scelta, risolutamente... a costo di farti dispiacere... Ma non lo prenderò, mamma... Ho un presentimento... Che so?... Ecco... non riesco a spiegarmi... Non darti più pensiero del mio avvenire... Non ci penserò nemmeno io... Qualcosa nascerà... vedrai... Però, te lo ripeto, non avrai noie per cagion mia... Lasciami fare... anche una sciocchezza! Che te ne importa?...
La signora Teresa non aspettò che terminasse; le voltò le spalle, sbatacchiando l’uscio con violenza.
E Giacinta ricadde abbandonatamente sulla seg-