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— Vada via!... Non voglio vestiti!... Lasciatemi in pace, tutti!

— Per carità, signorina! — disse Marietta. — Non la riconosco più!...

Vedendo entrare sua madre che precedeva la sarta, Giacinta ammutolì. E si lasciò spogliare dalla Marietta, e si lasciò mettere indosso dalla sarta il vestito da provare muovendosi come un automa.

— Si volti così... Cammini un po’... Stia ferma... Le pieghe della sottana piombano bene... Faremo rientrare un pochino qui... Il busto va a pennello.

E Giacinta ubbidiva, paziente, senza dire nemmeno una parola, con grande stupore di Marietta.

— È contenta? — le domandò all’ultimo la sarta.

— Contentissima.

Appena fu sola, cominciò a rimproverarsi da sè:

— Sono una vigliacca! Sì, una vigliacca!

Piangeva di rabbia, si torceva le mani.

— Ma perchè non accettava dunque la sua sorte? Perchè non si cacciava a fronte alta, armata di disprezzo, fra quella brutta società dove la chiamava il destino? A che disperarsi inutilmente? Farsi valere doveva!

E se lo ripetè ad ogni momento in quei giorni, per rafforzarsi nella sua risoluzione, per impedire che le penetrasse di nuovo nel cuore la debolezza delle altre volte.

— Vedrai! — si sfogava con la Marietta. — Cambierò da bianca in nera... Vedrai!

— Brava!

Marietta batteva le mani, vedendole alzar fieramente la testa e agitar le braccia come per apprestarsi a una lotta a corpo a corpo.

— Vedrai! — le ripetè la sera della festa quando terminò di abbigliarsi, davanti allo specchio, mentre