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Avrebbe voluto restar sola, a godersela, colla Marietta seduta dirimpetto, che la guardava di tanto in tanto, alzando la testa dal lavoro di cucito che aveva per le mani, per far qualcosa, e le sorrideva senza parlare.
Ma le signore irrompevano nella stanza a due, a tre, affaticando la convalescente col loro cicalìo, massime la Rossi con quella voce strillante di violino scordato.
— L’ha scampata bella! Eh?
— Ti rifai a vista di occhio; brava!
La signora Maiocchi lasciava lì qualche volta la sua Elisa un paio d’ore, intanto ch’ella andava dalla sarta, o dalla modista.
Meno male che Elisa era una sciocchina da aver poco o nulla da dire! Così Giacinta gustava tutta la delizia di quel risveglio primaverile che provava dentro, assaporandolo... Sentivasi come cullata mollemente in un’aria piena di profumi sottili; sentivasi correre, da capo a piedi, un’onda fresca di vita nuova che le destava nel corpo e nello spirito ignorate energie: sentivasi maturata di parecchi anni...
— Gli ho vissuti in un mese! — diceva a Marietta.
E osservandosi le ceree mani scarne e coi diti affusolati e le ugne smorte, stentava a credere che fossero le sue mani di un mese addietro.
— Si rifarà presto, più bella!
Marietta era meravigliata della finezza che la pelle del viso della sua padroncina aveva presa.
— E se vedesse che occhi si è fatti! Paiono due stelle!... E... non l’ha avvertito? anche la voce le si è cambiata.
— Ho fatto la muda — diceva Giacinta con un leggiero sorriso che le rallegrava il volto bianco e dimagrito. — È vero, babbo?