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— La signorina vuol dunque farsi monaca? — le diceva la Marietta che ora spadroneggiava sola in casa, dopo che Camilla era andata via.
— Il chiasso mi dà ai nervi.
Tutte le mattine, appena la padroncina suonava, Marietta entrava in camera discretamente, apriva le imposte, levava via il lume dal tavolino da notte, metteva in ordine le vesti e le portava il caffè, fermandosi presso il letto, con le mani nelle tasche del grembiule bianco, domandando:
— La signorina ha dormito bene?
O pure stava ad aspettare, zitta, con un benevolo sorriso sulle labbra, aggiustandosi di tanto in tanto la cuffia civettuola. Poi l’aiutava a vestirsi, muovendosi attorno lesta, leggiera, con un fare da cutrettola, per prendere questo o quell’oggetto.
— La Camilla perchè è andata via? — le domandò una mattina Giacinta.
— Quella chiacchierona!... Oh!... Perchè diede un grosso dispiacere alla signora...
— Che dispiacere?
— Ma, non so... Per l’affare... di Beppe.
Giacinta era diventata un po’ rossa in viso, senza ben capire la reticenza della Marietta.
Così, a poco a poco, fra padroncina e cameriera, era nata una intimità che a Giacinta serviva di sfogo. Quel carattere allegro le piaceva, forse pel contrasto col suo. E nelle giornate in cui la Marietta doveva stirare, Giacinta, preso in mano un lavorino di ago andava a sedersi nella stanza con lei che, sbracciata fino ai gomiti, sbatteva i ferri sul tavolino ciarlando, canticchiando, ridendo...
— Per tenere di buon umore la sua cara padroncina.
Di mano in mano, Marietta s’infiammava; e men-
CAPUANA - Giacinta. | 4 |