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— Che intrugliano la mamma e il signor Parati, quando non c’è il babbo e vanno in camera?
— Uh! — rispondeva la bambina, senza comprendere.
— Dovresti origliare; dovresti guardare dal buco della serratura.
— Perchè?
— Per vedere, per sentire. Ma ve’, non dir nulla alla Camilla, nè alla Marietta, nè alla mamma! Se no, addio chiasso! Vo via.
Questa minaccia atterriva la bimba; e il giorno dopo, per ingraziarselo, ella scendeva in giardino colla taschina del grembiule ricolma.
— Indovina che ci ho qui.
Beppe faceva il grullo.
— Indovina.
Beppe le accennava di avvicinarsi, le scostava le manine sovrapposte alla tasca e ne cavava fuori una manciata di confetti.
— Che diavolo erano?
Fingeva di non saperlo e se li metteva tutti in bocca e cominciava a masticarli, facendo dei versacci: puh! puh! quasi volesse sputarli via; ma li inghiottiva tutt’a un tratto, sbarrando tanto di occhi, mentre la bambina a quelle mossacce rideva, saltava, batteva le mani.
Se invece gli portava una pasta, Beppe la prendeva cautamente con due sole dita, e la guardava di traverso:
— Eh! Non se ne fidava!
E voltatala e rivoltatala da tutti i lati:
— Che! Che! Di queste porcherie non ne mangio — aggiungeva, buttandola in aria, a grande altezza.
E intanto che la pasta veniva giù, le si piantava sotto, con le gambe larghe, con la bocca aperta e le