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— Sia pure!
E la signora Maiocchi rideva, ma non pareva ben persuasa.
Nel centro del salotto, attorno alla signora Rossi, alla Gina, alla signora Clerici e alla signora Mazzi che si faceva sempre vento indolentemente, la conversazione era diventata animatissima.
— Che pazzerellone quel Ratti!
— Non c’era altri che lui per rallegrare la brigata!
Infatti ridevano tutti.
Giacinta, in piedi, a braccio della Gina che aveva ceduto il suo posto alla signora Mazzi, non perdeva di vista Gerace. Egli picchiava leggermente con un dito sopra un tasto del pianoforte, mordendosi il labbro, gli occhi rivolti al soffitto; e quella nota, sorda e continua, irritava Giacinta, benchè il rumore della conversazione la facesse appena avvertire dagli altri. Ogni battuta era per lei una puntura di spillo. Finalmente non ne potè più! Svincolossi dal braccio della Gina, si fece largo colla mano fra il conte Grippa e il Porati, e fermatasi a pochi passi dal pianoforte:
— Dio mio, signor Andrea! — gli disse. — Non ha altro da suonare?
— Musica del cuore! — esclamò la signora Maiocchi.
E vedendo che gli altri ridevano di quella spiritosaggine buttata quasi in viso a Giacinta, si ringalluzzì tutta.
Gerace, sorridendo impacciatamente, erasi già scostato dal pianoforte.
— Musica del cuore! — ripetè la signora Maiocchi.
— Ton! Ton! Ton!... Cotesta musica la faccio an-