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— Hai ragione! Hai ragione!
E l’ironica amarezza della voce costringeva Giacinta a non insistere.
Ma quell’esclamazione: "Come sei bella quest’oggi!" le parve così spontanea e così sincera, ch’ella si mostrò in tutta la giornata più compiacente, più sommessa del solito. Risero anche, come da gran tempo non accadeva, quando Andrea, ritornato di buon umore, prese a parlare del bambino dei Gessi.
— Uno scimmiottino! L’Elisa dovrebbe vestirlo col casacchino rosso e il cappellino a tre punte, mettergli in mano i piatti di latta e portarlo attorno per le fiere. Il Gessi suonerebbe la grancassa: bum, bum, bum! Avanti, avanti, signori! lo scimmiottino addestrato che balla, suona e fa l’esercizio a fuoco! Avanti, signori? Bum, bum!
Però quando fu sola, ripensando a quell’esclamazione, si sentì offesa e avvilita:
— Come sei bella quest’oggi!... E il mio affetto, i miei sagrifizi, la mia abnegazione non contano dunque nulla per lui?... Non c’è dunque altro per lui che questa vana apparenza?
E pur cedendo ogni giorno all’impulso dell’amor proprio con le minute cure per rendersi più bella, più attraente, tremava, convulsa, nell’abbigliarsi, nell’arruffarsi le ciocchettine sulla fronte, nell’appuntarsi un fiore, nell’annodarsi un nastro al collo:
— Come una meretrice! — esclamava, portando le mani agli occhi, per non vedersi nello specchio.
Aveva ribrezzo di sè stessa, quasi acconsentisse a denudarsi a poco a poco in pubblico, per far piacere a quell’uomo.
— Fin dove arriverebbe?
Vi rifletteva su, atterrita di sentirsi in tutto il corpo il sordo rinascere delle brutali sensualità che l’edu-