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Badi al riscontro dell’uscio e della finestra; può farle male.
— Oh!
Ella alzava le spalle seccata.
— Vuol saperla? Un bel giorno manderò a spasso il dottore e le sue pillole d’arsenico e digitale. Mi guarirò a modo mio.
— Avrebbe torto.
Andrea, sedutosi presso il tavolino da lavoro che Elvira aveva davanti, riprendeva subito:
— Gli sbocchi di sangue sono cessati?
— Quasi: ma la mamma, benedetta lei! non vuol persuadersene. Ha sempre il nostro povero Eugenio dinnanzi gli occhi. Via, lo dica, francamente: le par viso da tisica il mio?... Ed ho un appetito, un appetito!...
Andrea assentiva col capo:
— Sì, l’appetito è una bella cosa; però l’arsenico e la digitale non bisogna trascurarli.
Un allegro brusìo di ragazzi montava dalla corte; e i riflessi della parete dirimpetto, invasa dal sole, diffondevano per la stanzina una luce mite e ridente.
— Perchè non fa delle passeggiate?
— Mi annoio, di tutto.
— Si faccia animo; la bella stagione è vicina.
— Crede che mi dispiaccia di morire? Sono rassegnata. Anzi, anzi!... Una volta o l’altra dovrà accadere. Meglio prima che poi; avrò meno guai... Ma lasciamo questi discorsi. E il suo miracolo, il famoso miracolo delle carte da giuoco che debbono rimanere attaccate al soffitto a un suo semplice comando? Quando me lo farà vedere cotesto gran miracolo?
— Ah! Bisogna pagare per vederlo, — rispose Andrea affettando gravità.