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— Se potessi non amarlo più! Se una mattina mi svegliassi col cuore rassegnato o indifferente!
— Ma dunque lei crede di amarlo ancora? — le disse il dottor Follini.
Giacinta gli spalancò gli occhi in faccia, come s’egli avesse tentato di strapparle un brano del cuore, vivo vivo!
Il dottore, un po’ sconcertato, si mise a sfogliare alcuni giornali di moda aperti sul tavolinetto di lacca. S’era dunque ingannato?
— Con le donne, chi indovina è bravo.
— Perchè? — domandò Giacinta, dopo alcuni momenti di silenzio.
— È inutile che glielo spieghi. Può anche darsi ch’io non abbia saputo osservar bene, o abbia scambiato un fenomeno per un altro, o mi sia lasciato fuorviare dalle apparenze... Forse...
— Dica!
— Forse... non sono più disinteressato come sul principio.
— Scherza!
— E se parlassi seriamente?
— Capisco: è una gentile maniera di rimproverarmi. Ha ragione; divento indiscreta. Ma che vuole? Nessuno sa intendermi. Lei solo mi tollera, mi compatisce, come una vera malata.
— Purchè la malattia non si attacchi al dottore!
— È impossibile; lei sa bene...
Certamente, non era possibile. Perchè s’era lasciate scappar di bocca quelle parole?
— Le donne come quella amano una volta sola; le loro forze si esauriscono nell’unica battaglia della loro vita...
E scendendo le scale, a capo chino, il dottore