Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 198 — |
lì... No, voglio prenderlo io... Anche gli stivalettini nuovi... quegli altri!...
Poi ricadde, inerte, con gli occhi fissi fissi, sbarrati.
— Meglio così! — disse il dottore.
IV.
Due settimane dopo, era tuttavia sbalordita. In ogni angolo della casa ritrovava un ricordo della sua bambina; tanti colpi di coltello! Si aspettava, di momento in momento, che un uscio si aprisse e che l’Adelina le balzasse incontro, scotendo quei suoi capelli d’oro arruffati, da piccola selvaggia... Ahimè! Tutti gli usci rimanevano chiusi, e la casa si schiacciava sotto una tristezza enorme, che non sarebbe finita mai più!
— Mai più! Oh, n’era certa! In quella disgrazia le s’era sviluppata una terribile facoltà: vedeva le cose proprio com’erano, spoglie d’ogni fallace apparenza; e si sentiva già disillusa della vita. Non gliene importava più nulla. Per chi doveva importargliene?
— Per chi ti vuol bene — gli rispondeva Andrea.
— Ah!... C’è ancora qualcuno che mi voglia bene?
A queste parole, pronunziate con accento di sconforto, di distacco rassegnato, senz’ironica amarezza, Andrea non insistette:
— Povera Giacinta! Gli faceva pietà.
E le stava intorno, da mattina a sera, premuroso, affettuoso, dolente che le sue parole di consolazione non producessero nessun effetto.