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rietta pareva proprio il viso di nostro Signore sul punto di fare un miracolo. Solo Giacinta, non osando guardarlo, annichilita, con la faccia tra le mani, tendeva ansiosamente l’orecchio, come chi attende una condanna!

Il dottore si era allontanato dal letto senza dir nulla.

— Dunque? — gli domandò Andrea sotto voce.

— È affare di minuti. Portino via la mamma — rispose il Follini.

Allora Andrea, la signora Villa e Marietta si schierarono davanti al lettino per impedire la vista a Giacinta, che si lasciava trascinare, macchinalmente dalla signora Maiocchi e da Elisa.

Non piangeva; si sentiva fulminata, si sentiva morire sotto l’impressione di un rimorso, come se ella medesima avesse uccisa la sua creatura, con le proprie mani snaturate! E la smania d’accusarsi di tal delitto al cospetto di tutti le soffocava il cuore, le rendeva convulsa la lingua.

Vagellava:

— Oramai! Tutto è finito! Ogni nodo s’è rotto!... Ahimè, forse non lo rivedrò più...

Ma come le lagrime cominciarono a sgorgarle abbondanti, tra i singhiozzi che parevano strozzarla, ebbe orrore del suo vagellamento:

— E pensava a sè, in quel punto?... Oh! Mamma senza cuore!...

Con un tremito che la squassava tutta, si aggrappava a Elisa supplicandola di lasciarla andare, di farle vedere la sua creaturina per l’ultima volta. Di fargliela baciare... per l’ultima volta!...

— Vestitela come un’angioletta, tutta di bianco; copritela di fiori... Il suo vestitino più bello è