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La signora Villa la pregava, ridendo, di confidargliene il segreto.

— Questo segreto chi non l’indovina? È amata, è felice! — rispose una volta la Maiocchi.

— Proprio! — si lasciò scappare Giacinta, amaramente.

— Che voleva dire?

— C’erano dunque dei malumori?

Le due amiche almanaccarono un’intiera settimana.

— Vedi? Neppur questa sera è venuta a teatro, — disse la signora Villa.

La signora Maiocchi si sporgeva un po’ fuori del palco per guardare in platea:

— Non c’è neanche Gerace. Credo che un po’ c’entri di mezzo il dottor Follini. Forse Gerace prende ombra.

— Dal dottore? È troppo serio. Dico bene?

— Benissimo! — rispose Porati a cui la signora Villa s’era rivolta.

E terminato il primo atto della Favorita, come il palco si riempì di visitatori, tutti continuarono a ragionare di quella misteriosa esclamazione.

— Nuvoli per aria!

— Tempesta vicina!

Porati non ne credeva nulla:

— Quel diavolo di napoletano l’ha stregata.

— Dite che non c’è più giovani al giorno d’oggi! — esclamò il Mochi, lasciando cadere sdegnosamente il suo monocolo.

— Piuttosto, — aggiunse il commendatore Mazzi, Procuratore del Re, — dite che quella donna ha un gran carattere. Tanta arditezza nel mettere in mostra una condizione anormale, e tanta austerità di passione, non si veggono, convenitene, tutti i gior-