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sentavagli il bicchiere perchè le versasse un po’ d’acqua.

— Toh! — egli disse a un tratto. — Dimenticavo di darti la notizia che Gessi ed Elisa son tornati questa mattina dal loro viaggio di nozze. Gli ho incontrati in carrozza, all’arrivo dalla stazione.

E, lieto d’aver trovato finalmente un soggetto di discorso, rideva anticipatamente di quel che stava per dire:

— Sai? La Elisa (pare impossibile!) è tornata più nera, più stecchita; con certi zigomi, con certi denti!... Ogni bacio dev’essere una contusione pel povero Gessi.

Giacinta fece mostra di sorridere. La Marietta, per non farsi scorgere, torceva il capo:

— Meno male! Un po’ d’allegria veniva a galla. Le pareva fosse tempo.

Ma appena intesero nell’altra stanza un rumore di passi gravi e strascicanti, si guardarono tutti e tre negli occhi.

— Il conte non era dunque andato a letto?

— Sì, signora contessa. Battista è in cucina.

— Si sarà levato — disse Andrea.

E il conte apparve in mezzo all’uscio, così sfigurato dalla malattia che lo affliggeva da un anno da sembrare un vecchio; il collare della camicia sbottonato, i capelli in disordine. Non riusciva ad infilare una manica del vestito.

Entrò curvo, un po’ barcollante; ma la tavola apparecchiata, coi bicchieri e le posate che scintillavano, col vino che accendeva nelle bottiglie trasparenze di rubino, gli fecero alzar la testa.

— Oh, bene! Oh, bene!

Batteva le mani, avanzandosi verso la tavola con