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— Quale?

Andrea spalancò gli occhi, aspettando ch’ella parlasse; e le stese una mano per rassicurarla.

— Hai ripreso a giocare — disse Giacinta, con aria severa.

— Oh... figurati!

Però si voltava di là, un po’ confuso, per evitare le di lei pupille che gli penetravano nel cuore come una lama.

— Ti voglio tutto per me!... Ti voglio tutto per me! — esclamò Giacinta.

E lo accarezzava con la voce, stringendogli le mani fra le sue, non sapendo rimproverarlo altrimenti. Quegli si scusava:

— È stato due o tre volte, per compiacere agli amici. Mi parve brutto rifiutare... — E tutt’a un colpo, mostrandosi offeso, aggiunse: — Ho fatto male, ne convengo.

— Non finger di fraintendere! — ella gli disse bruscamente.

Nel sedersi a tavola si passava le mani sulla fronte, atterrita all’idea che, insistendo ancora, avrebbe forse potuto scoprire qualcosa di peggio, dietro quel dubbio che le rodeva da più mesi il cervello.

— Sarebbe un’infamia! — pensava. — Una cosa contro natura!... Nel naufragio della mia vita, mi sono aggrappata a lui come a una tavola di salvezza, e me gli aggrappo di giorno in giorno più fortemente, per passione, per gratitudine... È nello stesso caso anche lui... Non dovrebbe accadergli lo stesso?

Marietta girava attorno, presentando le pietanze, levando via i piatti vuoti, un po’ sorpresa dall’insolito silenzio che gli urli del vento, cessata la pioggia, rendevano più tristo e più significativo.