Pagina:Capuana - Giacinta.djvu/156


— 154 —


fosse spontanea non avrebbe, in questa circostanza, nessun valore per me.

La signora Teresa era ammutolita: — Come? Non rispondeva altro? Alzava le spalle?

— E se colui — riprese a dire, tornando ad alterarsi — insiste nella sua rinunzia!... Oh, insisterà!... Insisterà! Poichè tu lo mantieni!

Glielo buttava in faccia con tutto il disprezzo della sua collera, come una lordura, mentre sua figlia, a mani giunte, cogli occhi desolati, balbettando, la supplicava di tacere.

— Poichè tu lo mantieni — ella replicava, calcando la voce.

— Dovrei, forse... farmi mantenere da lui?

— Oh!...

La signora Teresa s’era sentita colpire al petto, a bruciapelo; e barcollò, brancolando per trovare una seggiola.

— Mamma! Mamma!

Giacinta, che s’era slanciata a sorreggerla, l’aiutava a sedersi. Avrebbe voluto mozzarsi la lingua, avrebbe voluto scancellare perfino dall’aria l’insulto sfuggitele di bocca:

— Mamma! Mamma!

Ma la signora Teresa, respingendola, si voltava dall’altra parte per evitarne gli sguardi. Non poteva parlare; era la prima volta che si sentiva addirittura vinta, calpestata; e le pareva di morire.

— Mamma, mamma, perdona! — singhiozzava Giacinta, inginocchiata ai suoi piedi.

— Un sorso d’acqua! — disse la signora Teresa.

E mentre quella correva di là, per servirla con le proprie mani ed evitare le indiscrezioni delle persone di servizio, ella s’andava tastando la testa, come se