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Giacinta, che gli rispose con una scrollatina di spalle:
— M’indispettisci! Non sei sicuro di me? Che t’importa degli altri?
— Ma il contegno di tua madre...
— Ubbie!
Però due giorni dopo, quando Andrea le si presentò tutto convulso, con la lettera della direzione generale che lo sbalzava a Siracusa:
— C’è lo zampino della mamma! — ella esclamò.
— Te lo dicevo?... Che disgrazia!... Bisogna partire!
— Non andrai! — disse Giacinta.
— E l’impiego?
— Il mio non è anche tuo?... Non andrai! Manda la rinunzia, subito subito.
Gli occhi le raggiavano di gioia, un fremito di soddisfazione l’agitava da capo a piedi.
E trascinatolo verso il tavolino, lo forzava a sedersi, gli metteva la penna fra le dita:
— Non m’ami dunque? Il mio non è anche tuo?
— Giacinta, che mai facciamo? È irrimediabile... No!
— Scrivi! — ella disse, supplicandolo smaniante.
Andrea intinse la penna. Curvata su di lui, con le braccia sulla spalliera della seggiola, Giacinta seguiva ansiosamente quella traccia nera di scritto che la penna si lasciava dietro.
XIV.
— Non può essere! — rispose la Marulli, passato il primo stordimento.