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— Verrai domani? — disse Andrea, appena la signora Teresa fu andata via.

— Sì.

— C’è qualcosa per aria.

— Che mai?

— Oh! finora, dei sospetti soltanto.

— Sospettino pure!

— Ti fidi troppo.

— Eh, via!

Giacinta sorrideva. Quelle paure di Andrea solleticavano, eccitavano il suo orgoglio di donna.

— Bravo! Benone! — esclamò il conte all’improvviso.

I due amanti trasalirono. Egli applaudiva una guardia di questura che dava, a diritta e a manca, scappellotti ai ragazzi.

— Oh! tu? — disse, scorgendo Andrea. — Che congiurate costì? Vorreste spartirvi i milioni della Banca... fallita?

E rideva.

X.

Andrea Gerace camminava con lesti passi, sotto i rami degli alberi che ombreggiavano la viottola deserta. Quel cielo limpidissimo, filettato di nuvolette bianche, diafane, dagli orli color rosa; quel verde novello delle fronde che tremolava, a ogni alito d’aria, come preso da fremiti d’amore nell’onda d’oro che il sole vespertino spandeva dall’alto, pareva lo spronassero allegramente, quantunque egli fosse preoccupato.