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piena libertà all’azione e ai caratteri dei personaggi. Intravedevo talvolta il mio difetto, ma non sapevo correggerlo; e andavo innanzi, passando dalla fiducia allo scoramento, con lunghe soste, con dolorosi abbandoni, con riprese, quasi stizzose... Però, di mano in mano che la figura della mia eroina andavasi concretando, sentivo accrescermi la lena e tornarmi in cuore la speranza che torse non avrei fatta opera fiacca e volgare. Quello strano carattere m’affermava sempre più, s’impossessava intieramente di me. Giacinta e Andrea, lo scopo della sua vita, dovevano essi soli, secondo me, aver risalto nel quadro; su di essi soltanto volevo concentrare tutta la luce dell’analisi, tutta la vivezza del colorito, tutta la espressione del disegno; e relegavo perciò al secondo, al terzo piano ogni altra figura, abbozzandola appena, accennandola con pochi e rapidi tocchi, unicamente in servigio del rilievo che intendevo dare a quelle due.
Ero tornato in Sicilia. Lavoravo lunghissime ore, fra le continue scosse di terremoto che rattristarono in quell’anno la mia città nativa; segnandole tranquillamente, con un vivo senso di compiacimento nel margine del manoscritto, se neppur esse valevano a menomare il mio ardore. E quando Giacinta, visto crollato ogni suo sogno di felicità, si punse disperatamente con lo spillo intinto nel curare, e Andrea esalò il suo egoismo d’amante stanco in un triste respiro di sollievo, un maggiore e più giusto respiro di sollievo trassi io, appena scritta la assiderata parola Fine!
Avevo dubitato più volte di potervi arrivare.
Oh! Non ero pienamente contento del mio lavoro; ma sentivo, nello stesso tempo, che non avrei saputo far di meglio. Ci sarebbe voluta una forza d’animo fuor del comune per condannarlo a rimanere per sempre nel portafogli e avvalermi dei vivi insegnamenti della pratica in un altro lavoro della stessa natura. Non l’ebbi.
Quello che accadde quando Giacinta apparve in pubblico Voi lo sapete. Fu un urlo d’indignazione. Un editore, che era passato pel giornalismo ed ha spirito e mordacità per dieci giornalisti presi insieme, la disse addirittura un abominio, e insinuò