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zione mi si presentò tutt’a un tratto alla mente. E ogni volta che torno a passeggiare per quel viale mi par di sentire ancora la voce grave della venerata persona, che, credendo di raccontarmi semplicemente un aneddoto mondano, mi metteva addosso, invece, uno di quegli invasamenti contro cui non valgono esorcismi di sorta alcuna. E riveggo quella maschia figura olivastra, dai baffi e dal pizzo grigi (su la quale nulla non avevano potuto i patimenti del carcere borbonico al tempo del Poerio e del Settembrini) che s’animava nel racconto, piena di compassione e di simpatia, indulgente verso le aberrazioni di uno strano carattere femminile, quasi legittimate dalla passione e dalle non ordinane circostanze.
Così m’apparve all’immaginazione la prima volta Giacinta, seducente visione, a traverso la calda parola d’un senatore del regno; e credetti di vederla viva e parlante, quando egli m’additò una bella ed elegante signora che ci passava davanti, rassomigliantissima, diceva, a colei ch’era diventata così subitamente cosa mia, com’io mi sentivo diventato in pochi minuti sua preda. Da quel momento non fantasticai, non sognai altro che la mia futura eroina. E tornai, dopo alcuni giorni, a interrogare, a carpire dalla facile memoria del mio ispiratore ogni minuto particolare a lui noto, ogni linea, ogni schizzo di ligure secondarie, ogni motto anche; perchè, voi lo sapete benissimo, ci sono dei motti che non s’inventano, ma scaturiscono soltanto dall’urto della realtà, come qualcosa che palpiti e che sanguini, rivelazione tutta individuale d’un personaggio, parte dell’anima sua, spesso tutto lui.
Quanto durò questo lavoro di fantasticheria, di ripensamento, d’organazione interiore, per cui avviene che il personaggio reale giunga ad elevarsi alla dignità di personaggio dell’arte? Più di due anni, Amica mia. E fra tanto, quello che m era parso un caso molto eccezionale incontrava, per una sequela di fortunate circostanze, nella vita attorno a me, altri casi consimili, qualcuno più strano ancora. Altri particolari venivano ad adattarsi in tal modo a quelli a me noti, rivelandomi il segreto di certe azioni, facendomi penetrar meglio nell’intimità