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I.

Andrea Gerace, seduto in un angolo del Caffè della Pantera, sorseggiava distrattamente il bicchierino di cognac che gli stava davanti da mezz’ora e, fra un sorso e l’altro, si rodeva le ugne, senza punto accorgersi di quel che facesse...

— Ed era finita così!

Gli pareva impossibile.

Tre sere prima. Col pretesto d’osservar bene un album di fotografie, aveva aspettato Giacinta nella stanza precedente il salotto. Da qualche tempo in qua ella rispondeva sempre con ritardo alle insistenti lettere di lui; e quei bigliettini secchi secchi, freddi freddi, che si facevano attender tanto, lo irritavano di più. In salotto, evidentemente, lo schivava. Perchè?

Un contegno strano, inesplicabile.

Vedendolo accigliato, risoluto, Giacinta si era arrestata, con una mossa di rimprovero:

— Ebbene?