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comprendesse quel che diceva. Mi ha fatto pietà.

— Che posso farci, signor canonico? E’ l’età, forse... E poi ce l’ha con me per via del mio matrimonio. Perchè? Mi ci perdo. Ho fin sospettato... Quando si è vecchi... Avrebbe voluto sposarla lui?

Il canonico lo fissò, colpito.

— Tutto può darsi... Mi ha fatto pena, ti dico!

Vedendo che lo zio non gli accennava più alle nozze imminenti, Luciano, quasi per provarlo, gli annunziava:

— Oggi siamo stati al Municipio per la richiesta.

— Quando c’è la volontà di Dio!...

— Oggi se n’è detto in chiesa la seconda volta.

— Quando c’è la volontà di Dio!...

Rispondeva con una specie di ringhio, alzando le spalle.

— Ah, zio! Mi fate il malaugurio! — gli disse Luciano col pianto nella gola. — Ci sposiamo domani!

Quella sera, tardi, il canonico Spano che diceva in camera l’uffizio — ed era in maniche di camicia con lo zucchetto in testa, dal gran scirocco — vide arrivare lo zi’ Sanguedolce, torbido in viso, che gli si buttò in ginocchio dal lato del seggiolone a bracciuoli.