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sviarlo, ora, con la sodisfazione di aver raggiunto lo scopo per cui aveva desiderato ancora di vivere in questi ultimi anni.

Gabriele Loveni, lasciata spegnere fra le labbra la sigaretta avidamente cominciata a fumare, pareva smarrito dietro l’inseguimento di un fantasma fuggente.

Si udì il fischio del treno che arrivava.

Dora indovinò sùbito, dal primo sguardo di suo marito, che astio e livore repressi fermentavano nel cuore di quell’uomo non ostante la replicata domanda:

— Mi hai perdonato? Mi hai perdonato?

— Altrimenti non sarei qui! — ella rispose, fissandolo.

La prese per una mano, accarezzandogliela, premendola tra le sue, fredde come il ghiaccio, stringendola forte.

— Mi fai male!

Dora dovè ritirarla quasi con uno strappo.

Li avevano lasciati soli intanto che di là preparavano la tavola per la cena. Si erano immaginati che quei due, dopo sette anni, avessero molte in-