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il segreto di dora 43

accondiscendere alle preghiere del suocero e della madre.

Parenti ed amici parlavano di dimenticare, di perdonare; la stessa cosa ripetevano da un mese a Gabriele Loveni, già sul punto di finir di scontare la pena a cui era stato condannato per omicidio.

— Dimenticare non si può; noi non siamo padroni della nostra memoria — aveva detto Dora alla madre. — Perdonare, sì... Anche quando non si ha bisogno di essere perdonate.

Ma la signora Marozzi, che in sette anni, neppure nei più dolorosi momenti, aveva potuto strappare alla figlia una sola parola di confessione o di difesa, ed era rimasta sotto il peso dell’angoscia dell’altero silenzio che ella non sapeva come interpretare, quel giorno, crollando la testa rispose:

— Tutti abbiamo bisogno di perdono, figliuola mia!

Parve che Dora volesse rispondere qualcosa.

Fece un breve gesto con le mani, un lampo di protesta le si accese negli occhi e, tutt’a un tratto, le si sbiancò estremamente l’ordinario pallore del viso, quel fine pallore di avorio che distingueva la sua bellezza anche ora, dopo sette anni di raccolto