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312 | luigi capuana |
detto: — Questo no! — Ed è stato forse il mio torto!
— Non vi pentite di essere stato buono!
— Cinque anni! Notte e giorno! Come se fosse rimasta sempre quella davanti a me, bella, sorridente, allegra, con la parola pronta, vivace... E dovevo cacciarla via dicendole la parola più brutale.... per poter chiudere gli occhi al sonno, stanco, sfinito, quasi avessi fatto un opprimente lavoro col pensare a lei tutta la giornata e parte della nottata! Nè il sonno era riposo, ma sogno agitato. Notte per notte la povera mamma: — Te lo dicevo? Te lo dicevo? — Perchè non mi lascia in pace neppure mia madre?... Ed ora lei viene a raccontarmi.... Io non so più perchè campo: odio me, odio gli altri!... Il cancro se la rode viva viva? Felice lei! Ne avrà per poco.
— Deve morire disperata? Almeno isolarla in una casetta, darle una di quelle infermiere che sono sostenute nel loro ufficio dall’alto sentimento religioso nella cura delle malattie più repugnanti; renderle meno penosi questi ultimi mesi di vita, perchè mi è stato scritto che il male è rapidamente inesorabile. Pure bisogna fare quel che si può... Ma, prima di tutto, perdonare.