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l’«omo selvaggio» 309

mai di fargli piacere. Poi egli rientrava, sbarrava la porta e saliva su, strapazzando la vecchia contadina che aveva preso in casa e che si ostinava ad attenderlo in piedi per assistere alla cena di lui, caso mai avesse bisogno di qualcosa.

— Non voglio essere atteso! Non ho bisogno di niente!

Così passarono i mesi, passarono parecchi anni. Il bel giovane di una volta era diventato irriconoscibile, con quella folta barba che cominciava a brizzolarsi, con quella arruffata capellatura che provava soltanto due volte all’anno il benefico lavoro della forbice del barbiere; trasandato nei vestiti, meno che nella biancheria. Pareva finalmente che l’«omo selvaggio» cominciasse a mansuefarsi, perchè non stava più rintanato nel retrobottega, ma prendeva l’abitudine di sedersi, in certe ore della giornata, davanti al negozio, con le gambe larghe, con la pipa continuamente in bocca, sempre accigliato, muto, con aria scontenta e scontrosa, quasi che il tradimento della moglie fosse avvenuto giorni addietro e lui non potesse nascondere la gran pena che ne provava.

Pareva impossibile! Avrebbe dovuto, anzi, ringraziare Iddio che quella donna se ne fosse anda-