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l’amico ramaglia | 289 |
erano molto scettiche: — Ogni lasciata è persa. Se non sarò io, sarà un altro; e allora perchè? — E questa riguardava le mogli degli amici.
Ma altro è dire, altro è fare. Ramaglia, per quanto scapolo impenitente com’egli amava di qualificarsi, non mancava di essere una persona onesta, un galantuomo. Le sue avventure amorose non erano poi state tante, nè così straordinarie da meritargli davvero la reputazione che godeva presso conoscenti ed amici.
Ora, ecco, quella donnina bellina, elegante, con un misto d’ingenuità e di furberia che la rendeva più attraente dopo di averla praticata da vicino, lo teneva da più giorni in grande perplessità. Egli capiva che se si fosse lasciato prendere, sarebbe potuto arrivare troppo oltre. In certe avventure amorose si sa come si comincia, e non si sa mai come si potrà finire. — Se non sarò io, sarà un altro. E allora.... — Ma se lo ripeteva fiaccamente. Non gli sembrava una bella ragione riguardo all’amico Peretti.
Avrebbe dovuto rispondere alla lettera della signora Letizia che portava in tasca da tre giorni e che aveva riletto più volte per indovinare il vero significato. Le ripugnava o non le ripugnava di tradire il marito col suo più intimo amico?