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la tragedia che.... | 261 |
che francesi e inglesi. Verso le sei desinava, faceva pensione da me, e poi andava fuori fino alla mezzanotte. Per un uomo della sua età — pareva, ma non era vecchio — questo genere di vita mi faceva una certa impressione. Ma pagava puntualmente, non sofisticava intorno al servizio. In due mesi che ha abitato qui mi ha rivolto appena venti parole. La gente chiusa mi piace poco; per ciò sono stata contenta di vederlo andar via. — Avrei voluto sapere — continuò — qualcosa di più, dopo che nella cassetta di fondo del cassettone avevo trovato impigliati questi fogli in maniera che soltanto aprendo molto la cassetta potevano essere scoperti. Cominciai a leggere stentatamente; la calligrafia era minuta e non chiara. Da principio mi era parso di aver trovato l’abbozzo di una novella, di un racconto, con tutte le scancellature e i rifacimenti della introduzione; ma poi mi son convinto che si tratta di una specie di auto-denuncia, come sogliono farne certi assassini per invincibile bisogno di confessare; per smargiasseria di gente che crede di poter rimanere impunita, per audace sfida alla polizia, o con l’intenzione di sviarla, d’ingannarla. Giudica te.
Coraldi porse i fogli a Borelli, dimenticando che egli era miope.