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arme ritorta 245

contro il povero Giani, dimenticando che quel giorno di scadenza egli era stato il suo salvatore. In certi momenti si accorgeva di aver torto e si proponeva di mostrarsi meno scortese, meno burbero con lui; ma a un nuovo atto di gentilezza — e Giani era inesauribile, era incorreggibile! — la soperchieria del pagamento della cambiale gli tornava alla gola, come cosa indigesta, quantunque già fossero trascorsi parecchi mesi.

E spesso, a ogni nuova piccola cortesia, Biagi si sorprendeva a fantasticare brutalmente un potentissimo mezzo di sbarazzarsi di Giani, d’inimicarselo, se pure quell’uomo era capace di diventare nemico!

Aveva trovato! Almeno, gli era parso di aver trovato, giacchè su Giani si poteva contare fino a un certo punto.

E quella domenica che i colleghi lo avevano incontrato per via Nazionale con a braccetto la signora Giani e il marito dall’altro lato, e li avevano poi visti tutti e tre seduti a un tavolino davanti un Caffè, Biagi aveva iniziato il suo terribile progetto, soffocando nella coscienza ogni tentativo di anticipato rimorso, anzi rallegrandosi internamente di vedere che il suo progetto trovava me-