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244 | luigi capuana |
verso il buon Giani, rimasto là, confuso, un po’ stupìto di quel contegno inatteso.
— Scusa, Biagi, se mi son permesso....
— Chiedi anche scusa? Ma, Giani!... Giani!...
E parve gli tenesse il broncio durante i tre o quattro giorni che gli occorsero per trovare da uno strozzino le trecentocinquanta lire da restituirgli, lieto che per esse, in sei mesi, dovesse renderne cinquecentotrenta.
La cosa aveva irritato tanto più Biagi quanto più insolito era l’atto di Giani, sempre pronto, prontissimo a rendere ai colleghi e agli amici piccoli o grandi servigi di qualunque sorta, all’infuori di servigi che riguardassero danaro. Arrivava, con alcuni, fino al prestito di dieci lire, ma se il debitore fingeva di scordarsene, Giani era là per rammentarglielo, protestando.
— Con quella benedetta donna! Mi fa i conti addosso!
Come mai ora non aveva esitato di metter fuori trecentocinquanta lire, spontaneamente? Forse perchè lui, Biagi, non gli aveva mai detto: Prestami due soldi, neppur per ischerzo? Voleva, dunque, obbligarselo a ogni costo?
Più ci pensava e più Biagi diventava furibondo