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un sogno 233


Tutti si sentirono correre un gran brivido per le ossa.

Il Pretore strappò la busta, e aperse il foglio, Don Ciccio Lanuzza impallidì riconoscendolo per quello veduto in sogno.

— Un pezzo di carta, inutile! — esclamò il Pretore. — Manca la firma. Dice: — Io qui sottoscritto, sano di corpo e di mente... — Di mente no, perchè ha dimenticato l’essenziale.

— È la sua scrittura! Ma se non c’è la firma....

La delusione fu grande. Don Ciccio, dopo questa gran prova, attese inutilmente, tante nottate, che l’amico Natale venisse a dargli qualche schiarimento.

E ogni volta che raccontava il suo veridico sogno, soleva aggiungere:

— Anche i morti sbagliano! Sbagliano tutti! E dire che se non mancava la firma, a quest’ora la vedova e il suo ganzo non riderebbero alle spalle dell’assassinato! La giustizia di questo mondo va così; e — soggiungeva a bassa voce — anche quella dell’altro, a quel che pare!