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226 | luigi capuana |
tando a stento: — È morto! È morto! — Poi, riavutosi un po’, raccontò che il povero don Natale era andato a sedersi su una panca, sotto un albero di arancio del giardinetto, perchè non si sentiva in forze di far le scale. Accorse la signora. Insisteva domandando: — Che vi sentite? Spericolone! Che vi sentite? — Quasi lo maltrattava. — Su, venite a prendere una tazza di caffè! Spericolone! — E se non c’era il giovane del notaio, il povero don Natale cascava per terra.
— Ora pochi credono al colpo apoplettico, al male cardiaco. Si è osservato che la vedova ha avuto troppa fretta di farlo seppellire; mah!...
— Come... mah?! Bisogna avere il coraggio di avvertire la Giustizia, per scrupolo di coscienza.
— Per buscarsi probabilmente una querela di calunnia?
Don Ciccio Lanuzza quella sera andò a letto commosso e indignato, e stentò a prender sonno. Ma quando si svegliò, tardi, la mattina, non sapeva persuadersi di aver sognato.