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pasqua senz'alleluja 17


Alludeva alla scommessa che correva tra i giovani massai per suonare, la notte di sabato santo, la campanella detta di San Giovanni e poi nella processione della Inchinata, la domenica di Pasqua. Saro Barreca aveva giurato: — Dovrò sonarla io! — E Nino Sbrizza, saputolo, aveva giurato: — Non la sonerai!

Maria era rimasta perplessa. Quella fuga, accompagnata dal suono della campana di san Giovanni, le aveva acceso l’immaginazione. La gnà Vicenza insisteva per la risposta.

— Gliela darò domani, alla benedizione delle Palme. Io, mia sorella e le nostre cugine saremo davanti al ballatoio del Sordo. Egli prenda di mira l’albero più vicino, per buttarlo giù quando sarà il momento e s’impossessi della palma benedetta. La gitti per aria, verso di noi. Io l’afferro, e se la bacio... vuol dire di sì!

— E se non riesci ad afferrarla?

— Mi bacio una mano. E vuol dire di sì. Se lui non butta per aria la palma benedetta, significa...

— Non significa nulla, con le zuffe che accadono. Palma o non palma, vado a farlo felice. La Madonna ti aiuti, figliuola mia!

E vedendo entrare Rica, la sorella di Maria,