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222 | luigi capuana |
— O tutt’e due!
— Come? Dopo tant’anni? Che noia gli dava?
— Appunto, forse, perchè accettava tranquillamente il fatto compiuto.
— È un’infamia! E nessuno li denunzia?
— Non ci sono interessati a farlo. Si è trovato un testamento di parecchi anni fa, col quale egli istituiva sua erede universale la moglie.
— E così, ora, don Neli Tasca sposerà la vedova e si godrà....
— Don Neli Tasca è furbo: non sposerà. Con quella donna, non si sa mai....
— E dire che è stato un matrimonio di amore! I parenti di lei non volevano. — Chi sposi? Uno che ancora non ha nè arte ne parte? — Allora Natale Mirone era studente di terz’anno in legge. Vista l’ostinatezza di lei, i parenti, all’ultimo, acconsentirono. La cerimonia religiosa fu quasi lugubre. A sera avanzata, non eravamo una diecina nell’ampia chiesa di cui poche candele accese sull’altare di una cappella rischiaravano l’oscurità. La sposa vestita dimessamente, con l’abito di tutti i giorni, accompagnata soltanto da una zia e dalla madre di lui, tutte e tre con quegli scialli neri che io non ho potuto mai tollerare e che mi mettono di