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210 luigi capuana

tutto intento a quell’opera di purificazione che lo esaltava ogni giorno più, come più credeva che essa servisse ad accostarlo a lei.

C’erano ore e spesso giornate, nelle quali il suo misticismo filosofico gli faceva immaginare che certi influssi, certe correnti sprigionate dalla sua volontà dovessero arrivare fino a lei, farle vagamente sentire che qualcuno, da lontano, le stava attorno, in una specie di adorazione continua; e, forse, farle anche indovinare chi fosse; perchè, certamente, ella avea dovuto notare gli sguardi dello sconosciuto che, tra la folla, la sera della Fiera di beneficenza non aveva cessato un sol momento di fissarla con avida ammirazione.

Poi, tutt’a un tratto, il bel sogno del suo Ideale gli crollava davanti alla maligna insinuazione parsagli suggerita da qualche spirito irrisore:

— E la tua Divina dovrà venir chiamata: signora Coscia?... Signora Coscia!

Una mazzata sul capo gli avrebbe fatto minore impressione.

Corse dal suo avvocato:

— Vorrei mutar cognome.

— Occorre un decreto reale, ma c’è un ostacolo.