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l'ideale 209


Un altro, dopo otto giorni di attivissimo fantasticamento, avrebbe preso disperatamente la risoluzione di avvicinare, a ogni costo, quella signorina, di farle sapere l’opera di sconvolgimento prodotta dalla sola vista di lei in un povero cuore. La risposta non avrebbe potuto essere dubbia se la signorina era libera di scegliere; ma egli si sentiva così indegno della felicità di possedere quel tesoro da rassegnarsi anticipatamente a un possibile rifiuto.

Voleva almeno non meritarlo. E fece questo calcolo:

— La Divina — non la chiamava altrimenti — ha poco più di sedici anni: io ne ho ventiquattro. In due tre anni, potrò fare lo sforzo di rendermi non del tutto indegno di lei, spiritualmente, non fosse altro; giacchè non abbiamo nessun potere di modificare il corpo e le sembianze ricevuti nascendo. C’è l’azzurro del cielo nei suoi occhi; c’è la più paradisiaca melodia nella sua voce; m’ispirerò ad essi per arrivare a penetrare, ad intendere il cuore e l’anima della Divina e conformare ogni mio sentimento, ogni mio pensiero, ogni mio atto alla benefica ispirazione che mi verrà da lei.

E per ciò si era quasi segregato dalla società,