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202 luigi capuana


Permetteva, tutt’al più, di concorrere a una cattedra di Ginnasio, di Liceo e, tardi, anche di Università.

Le tre, le cinquemila lire all’anno, che essa avrebbe potuto fruttargli, le aveva già, senza grattacapi, dalle rendite del suo patrimonio; e, se gli fosse piaciuto, non gli sarebbe stato difficile di duplicarle, di triplicarle con oculate speculazioni. Ma, a quale scopo?

La Natura gli aveva dato un’anima gentile, la filosofia — sembra strano — gliel’aveva ridotta fantastica. Giacchè, ottenuta la laurea, egli aveva continuato ad occuparsi di filosofia, volendo foggiarsi una vita razionale, elevata, conforme alle grandi leggi dello Spirito — con l’esse maiuscola, come lo canzonava il terribile Filiberto Rocchi che gli voleva bene disinteressatamente. E intanto, egli, che avrebbe potuto cavarsi cento piccoli capricci, e godere la giovinezza meglio di qualunque altro, viveva quasi da eremita, ridottosi al terzo piano della vasta casa dov’era nato, per non aver disturbi dagli inquilini, sui quali poi non voleva far pesare l’incubo della sua presenza di padrone di casa.

— Vita razionale, elevata, conforme alle grandi leggi dello Spirito!